DenominazioneVosne Romanée
Vosne Romanee. E' l'ambasciatore del pinot noir di Borgogna. Ne rappresenta il vero cuore pulsante dell'intera regione. Clive Coates, autorevole master of wine, lo definisce, senza mezze misure, il luogo capace di produrre "the greatest pinot noir village on earth", e un detto locale, di insondabile memoria storica, ribadisce che "non esistono vini defininibili come comuni in questa località". La denominazione, per la precisione, include anche i vini della vicina località di Flagey-Echézeaux, venduti, come per legge, in qualità di Vosne-Romanée. I primi documenti storici che fanno menzione di questa località risalgono al VI secolo d.c., quando questa cittadina era nota con il nome di Voone (foresta). I vini da pinot noir che ne scaturiscono sono caratterizzati generalmente da un perfetto connubio di vigore tannico e delicatezza, equilibrio, aristocraticità, austerità e longevità, che ne fanno dei leader assoluti, per potenziale espressivo, a livello mondiale. L'AOC è ripartita in 100 ha di vini "village", 57 ha di vini "premier cru" e 75 ha di vini "grand cru". Comprende otto Grand Cru e presenta generalmente terreni poco profondi, dalla composizione tra le più diversificate in regione (argille, calcare, e ciottoli), che conferiscono complessità e dettaglio ai vini.
I GRAND CRU
ECHEZEAUX: (37.69 ha): dispiegati su quasi quaranta ettari, sono parcellizzati in undici climats eterogenei; nel 1930, quindi all'epoca della nascita delle denominazioni di origine, essi furono classificati come Prèmieres Cuvèes da Jules Lavalle (1855), e furono riuniti e riconosciuti al rango di grand cru grazie ad un decreto del 1937. I vini di questa denominazione si caratterizzano per il vivace colore rosso rubino, per i sentori netti di violetta e frutti di bosco ed, all'assaggio, per la consistenza e masticabilità del delicato estratto che sono in grado di esibire, dalla tessitura particolarmente raffinata. Il disciplinare prevede un grado minimo di 11.5 gradi ed un massimo di 14.5, un rendimento da un minimo di 42 ad un massimo di 49 hl/ha ed una produzione media di 1.200 hl.
I maggiori proprietari (in totale ve ne sarebbero 84; in ordine decrescente, per ampiezza di appezzamento posseduto):
- Domaine della Romanee Conti (4.67 ha);
- Domaine Mongeard-Mugneret (2.50 ha);
- Domaine Emmanuel Rouget (1.43 ha);
- Domaine Lamarche ( 1.32 ha);
- Domaine Mugneret-Gibourg (1.24 ha);
- Domaine Perdrixr (1.15 ha);
- Domaine Jacques Cacheux (1.07 ha);
- Domaine Christian Clerget (1.09 ha);
- Domaine Clos Frantin (1.00 ha);
- Domaine Jean-Marc Millot (0.97 ha);
-Domaine Robert Arnoux (0.90, tutti nel Richebourg);
- Domaine Joseph Faiveley (0.87 ha);
- Domaine Jean Grivot (0.85 ha).
GRANDS ECHEZEAUX: (9.14 ha). Celeberrimo climat,etimologicamente derivante dal plurale del termine chezal, che anticamente indicava la presenza di caseggiati rurali, disposto in forma di trapezio rettangolo, con la punta risvolta verso nord, direttamente confinante con il Clos de Vougeot e con il decisamente più ampio Echézeaux. In origine, apparteneva all'abbazia di Citeaux; la parcella presenta un terreno piuttosto piatto, ed è posta a 260 mt d'altitudine; Il suolo, bruno e piuttosto profondo, è composto da una marna a prevalenza calcarea, mescolata con una quota di argilla e ciottoli, che poggiano su una lastra di calcare di chiara origine Bajociana. Generalmente dà luogo a vini più ricchi e strutturati rispetto all'Echezeaux, dotati di grande densità materica interna ed energia, e declinati su cospicue sensazioni saporose di piccoli frutti a bacca nera di bosco; piuttosto virile nelle sue espressioni giovanili, necessita di molto tempo per dispiegare la sua vera natura ed il suo potenziale. Il disciplinare prevede un grado minimo di 11.5 gradi ed un massimo di 14.5, un rendimento da un minimo di 42 ad un massimo di 49 hl/ha ed una produzione media di 300 hl.
I maggiori proprietari (in totale, ve ne sono 21, in ordine decrescente, per ampiezza di appezzamento posseduto):
- Domaine della Romanee Conti (3.53 ha);
- Domaine Mongeard-Mugneret (1.44 ha);
- Domaine Jean-Pierre Mugneret/Jean-René Naudant (0.90 ha);
- Domaine Thénard/Bordeaux-Montrieux ( 0.54 ha);
- Domaine Engel (0.50 ha);
- Domaine Henri De Vilamont (0.50 ha);
- Domaine Joseph Drouhin (0.47 ha);
- Domaine Gros Frère et Soeur (0.30 ha);
- Domaine Lamarche (0.31, tutti nel Richebourg);
- Domaine Clos Frantin (0.25 ha);
- Domaine Jean-Marc Millot (0.20);
- Domaine Robert Sirigue (0.13 ha);
ROMANEE CONTI: (1.814 ha). Cenno storico, in premessa: fu l'ultimo vigneto a resistere alla fillossera, grazie alla peculiarità del suo suolo; espiantato nel 1945, fu ripiantato nel 1947, dando luogo alla sua prima vendemmia del dopoguerra, nel 1952. Le sue celeberrime vigne poggiano su suoli argillosi e ricchi di ferro, sulla rarissima e preziosa marna blu (rinvenibile, in Francia, solamente sul suolo sul quale prosperano le vigne che danno vita allo Chateau Petrus ed allo Cheval Blanc); la parcella vanta una estensione di poco più di un ettaro e mezzo, a circa 260 mt di altitudine, a sud del paese ed oggi è un monopole di 1.8 ha del domaine della Romanee Conti; le viti vantano mediamente 40 anni di età e poggiano su un suolo di moderata pendenza, rivolto a levante, di natura bruno-calcerea, con presenza di ferro ed argilla di grandissima qualità; questa pellicola di terra è adagiata su rocce calcaree molto resistenti; alcuni brevi cenni storici: nel 1241 d.c., alcuni monaci del priorato di Saint Vivant deliberarono di vendere il "Cros des Cloux", una lotto di terreno che rappresentava il lato ovest delle vigne del "Cloux de Saint-Vivant", che, un secolo addietro, era stato oggetto di donazione ad opera dei Duchi di Borgogna; fu proprio questo lieu-dit, nel 1760, a prendere il nome di Romanée-Conti, quando M. Louis-François de Bourbon, principe di Conti, acquistò un piccolo appezzamento della parcella della Romanée; sin dalla fine del XVIII secolo, si rinvengono numerosi documenti che attestano la strabiliante qualità dei vini provenienti da questa parcella.
Bottiglie prodotte. I dati ufficiali ci riferiscono che, almeno per quello che riguarda il III millennio, i quantitativi sono stati i seguenti: nel 2011 furono prodotte 5673 bottiglie, nel 2010 furono 4636, nel 2009 furono 6465, nel 2008 furono 3151, nel 2007 furono 4088, nel 2006 furono 5546, nel 2005 furono 5489, nel 2004 furono 5663, nel 2003 furono 3575, nel 2002 furono 5548, nel 2001 furono 6407 e nel 2000 furono 6286.
LA ROMANEE: (0.85 ha): è un piccolissimo cru in monopolio del Comte Liger-Belair. I documenti ufficiali fanno risalire al 1651 la sua prima menzione. Louis Liger-Belair, nel 1826, unificò ulteriori sei piccole parcelle adiacenti, in un'unico lotto di terreno. L'appezzamento si trova sopra quello della Romanée-Conti, su una pendenza superiore di circa il 12% e su altezze maggiori ( circa 280 metri). Il terreno non è dissimile tra loro: qui vi sono quote inferiori di argilla e c'è maggiore ricchiezza di scheletro, essendo presenti ghiaia e sassi negli strati superficiali; allo scopo di arginare i fenomeni di erosione lil vigneto è stato innsestato in senso perpendicolare rispetto alle pendenze. Il vino si caratterizza per un'ottima consistenza ed eleganza che lo rende apprezzabile anche nella sua fase più giovanile; l'affinamento lungo gli permette poi di evolvere esprimendo tutto il suo potenziale, davvero aggraziato; in bocca è decisamente morbido, e palesa un raffinatissimo estratto ed un tannino struturato ma di grande setosità.
LA TACHE: (6.062 ha): si tratta di una parcella che oggi è interamente in monopolio del Domaine Romanée-Conti. La parcella, sino alla rivoluzione francese, fu di proprietà dei monaci di Saint Denis de Nuits, allora in stretta connessione con la diocesi di Autun. A seguito dei noti espropri che ne seguirono, ai nuovi acquirenti del vigneto storico, che all'epoca si estendeva per circa 1.5 ha, fu consentito, dal tribunale locale, di addizionare la parte più cospicua dell'adiacente vigneto Gaudichots che era già di loro proprietà. Il nome della parcella, con tutta probabilità, deriva dai celeberrimi tâcheron, i lavoranti salariati delle vigne dell'epoca. Da un punto di vista ampelografico, la parcella si trova su un versante debolmente inclinato, vanta un’esposizione ideale ed un suolo ricco di ciottoli che gli permette un ottimo drenaggio. Il La Tache è un vino che si caratterizza per aromi speziati molto netti, in cui spiccano note di liquirizia ed al palato palesa una idiomatica consistenza, in perfetta aderenza, anche in gioventù, con una struttura untuosa e setosa, che riproducono sensazioni peculiari, che garantisce una longevità imprecisata e che riesce a riprodurre il terroir di appartenenza con una fedeltà ineguagliabile, dando luogo ad un vino dai tratti immediatamente riconoscibili; notoriamente, è considerato il vino meno borgognone e più moderno del domaine della Romanee Conti.
Bottiglie prodotte nel III millennio: nel 2011 furono 18196, nel 2010 furono 15763, nel 2009 furono 21939, nel 2008 furono 11560, nel 2007 furono 16844, nel 2006 furono 22140, nel 2005 furono 21906, nel 2004 furono 17193, nel 2003 furono 10147, nel 2002 furono 17343, nel 2001 furono 19789 e nel 2000 furono 24867.
LA GRANDE RUE: (1.65 ha): qui si coltiva la vita dall'epoca gallo-romana. La sua prima citazione risale al 1450. Subì diversi passaggi di proprietà, finchè fu interamente acquistata , nel 1933, da Henri Lamarche. Negli anni '30 non fu inclusa tra i "Grands Crus". Dopo numerose istanze della famiglia Lamarche, essa ottenne lo status agognato e la prima vendemmia classificata con quel rango qualitativo fu quella del 1991. Il vigneto sè posizionato tra La Tâche e la Romanée, ed è divisa solo da una piccola strada. I vini della parcella si manifestano con un bel colore rosso rubino con raffinate nuances che echeggiano la fragola e la violetta, cui il tempo dona estrema ed ulteriore complessità. E' un vino che non lesina in consistenza e tannini importanti, ma va apprezzato alla distanza, manifestando una certa durezza in gioventù.
RICHEBOURG: (8.03 ha): questo nome dalla cadenza marziale fece la sua comparsa, per la prima volta nei documenti ufficiali, nel 1512; inizialmente, la parcella, totalmente di proprietà del monastero di Saint-Vivant, era nota con il nominativo di La Gueuppe. In seguito fu divisa tra le comunità religiose esistenti, tra le quali spicca l’abbazia di Cîteaux, che ne incrementò la fama in modo determinante. Furono i monaci cistercensi ad occuparsi della lavorazione delle vigne, della raccolta delle uve e delle operazioni di vinificazione, che si svolgevano nelle cantine del Castello di Clos de Vougeot. La parcella fu poi venduta, dopo la Rivoluzione francese, a titolo di bene nazionale e fu acquisita da un ricco uomo d’affari parigino, il quale la spartì con diverse famiglie del luogo; ciò rappresenta il motivo dell’attuale divisione tra circa una dozzina di proprietari. Solo nel 1924 al lieux-dit originario ( di 5.05 ha) fu aggiunto quello immediatamente sottostante, denominato Les Varoilles-sous-Richebourg (2.98 ha), determinando l'attuale estensione della parcella. Nel 1936 fu attribuito a questa denominazione lo status di Grand Cru.La parcella si trova nella zona il più a nord dei Grands Crus di Vosne; le vigne insistono su uno strato di terreno sottile, che non supera i 30 centimetri, di natura argillosa e ricco di detriti sassosi. Le due parcelle che lo compongono sono differenti: Les Véroilles è orientato in gran parte verso est-nord est ed è esposto ai venti che scaturiscono dalla adiacente vallata; ciò produce una maturazione fenolica più ritardata delle uve, ma sempre di grande qualità, ma un po’ meno ricche in zuccheri, se paragonate all'altra area del Richebourg; i vini si caratterizzano per le vive tonalità del loro colore, mentre al naso sprigiona un missaggio esplosivo di note di fragola e violetta ed un mazzo di spezie variegate, avvolte in una intrigante e sontuosa sapidità; in bocca, infine, si manifesta in tutta la sua magnificente opulenza ed il tempo ne libera l'ampiezza di sorso e ne leviga la struttura tannica, rendendola incantevole; è un vino che rapisce per la setosità e saporiosità del suo tannino e della sua materia, rimembrando le vette qualitative Romanée-Conti, ma che possiede l'intrinseca potenza del grandissimo la Tâche.
I proprietari (in ordine decrescente, per ampiezza di appezzamento posseduto):
- Domaine della Romanee Conti (3.51 ha, di cui 2.57 ha di Richebourg e 0.94 dell'appezzamento Verroilles);
- Domaine Leroy (0.78 ha, tutti nell'appezzamento Richebourg);
- Domaine Gros Frère & Soeur (0.69 ha, di cui 0.03 nel Richebourg e 0.66 nel Verroilles);
- Domaine A-F Gros ( 0.60 ha, di cui 0.14 nel Richebourg e 0.46 nel Verroilles);
- Domaine Anne Gros (0.60 ha, di cui 0.06 nel Richebourg e 0.55 nel Verroilles);
- Domaine Thibault Liger-Belair (0.52 ha, tutti nel Richebourg);
- Domaine Hudelot Noellat (0.28 ha, tutti nel Richebourg);
- Domaine Grivot (0.32 ha, tutti nel Richeburg);
- Domaine Mongeard Mugneret (0.31, tutti nel Richebourg);
- Domaine Mèo Camuzet (0.35 ha, di cui 0.05 nel Richebourg e 0.31 nel Verroilles);
-Domaine Bichot (0.07, tutti nel Richebourg).
ROMANEE SAINT VIVANT: (9.44 ha). Della presenza di vigne, su quest'area,se ne parla già da autorevoli fonti romane; è certo, però, che furono solo i monaci benedettini dell’abbazia di Saint Vivant che immortalarono la fama di questo storico vigneto. L’abbazia fu fondata nel IX secolo dai monaci, provenienti da Vendée, i quali, in fuga dai Normanni trovarono riparo presso il signore di Vergy, il quale vantava di una costruzione fortificata. Nel XII secolo il monastero ricevette in eredità alcuni lotti di terreno lasciati a sè stessi su Vosne; gli stessi, in seguito, furono ricoltivati, qualche lustro più tardi, e daranno luogo al tanto celebrato attuale Grand Cru. Anche questo latifondo clericale, a seguito della Rivoluzione francese, è stato posto sotto sequestro e riposto in vendita; fu acquistato all’asta da Nicolas-Joseph Marey; in particolare, Il Domaine de la Romanée-Conti se ne accaparrò ben 5 dei 9 ettari, nel 1988, e ne diventò il proprietario più ampio. La parcella si trova sotto quella della Romanée-Conti e del Richebourg; si trova in una posizione di lieve pendenza, ed è esposto ad est; la conformazione del suolo è costituita da roccia di origine marina e, quindi, calcarea, che è sovrastata da uno strato di terre brune, di natura argillosa e piuttosto dense di calcare attivo. Questo grand cru sfodera vini di grande vigore, sempre piuttosto austeri da giovani; essi esprimono tutto il loro massimo potenziale solo distendendosi lungamente in un lungo affinamento. E' noto come un vino dall'animo femminile e, nel consueto gioco metaforico cui si prestano i grand cru della AOC, la tradizione la incarna come una "grande seduttrice", dalle unghie affilate, nonostante la perentoria suadenza e morbidezza delle sue fattezze gusto-olfattive, che la rendono difficilmente non riconoscibile.
I proprietari (in ordine decrescente, per ampiezza di appezzamento posseduto):
- Domaine della Romanee Conti (5.29 ha);
- Domaine Leroy (0.99 ha);
- Domaine De Corton Grancey, cioè Louis Latour (0.76 ha);
- Domaine Jean Jacques Confuron (0.50 ha);
- Domaine Poisot, cioè Follin-Arbelet (0.49 ha);
- Domaine Hudelot Noellat ( 0.48 ha);
- Domaine Robert Arnoux (0.35 ha);
- Domaine de L'Arlot (0.25 ha);
- Domaine Sylvain Cathiard (0.17 ha);
- Domaine Dujac (0.17 ha).
Abbinamento cibo-vino consigliati: lo spettro qualitativo dei vini della appellation Vosne Romanee è tra i più ampi e completi, esprimendo finezza e tensione ai massimi livelli; i vini sono perfetti per l'abbinamento alla cucina francese di territorio.
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